Santa Anastasia la Romana
Vita e martirio
Santa Anastasia la Romana,
all’età di vent’anni, per amore di Cristo salvatore, rinunciò
a suo padre, sua madre, ai suoi parenti, alle ricchezze, ad ogni gloria terrena
e a tutto ciò che è effimero, per godere delle cose spirituali
ed eterne. Decise di entrare in monastero e diventare novizia sotto la guida
di una devota e saggia monaca, di nome Sofia.
Il nostro comune nemico, il demonio, invidioso della virtù della santa
e del suo pro-gredire nell’elevazione spirituale, cercò di allontanarla
dalla vita monastica e dal suo cammino spirituale inviando alla ragazza un forte
e violento desiderio carnale. La santa, però, non allentò la sua
lotta spirituale, ma al contrario la intensificò giorno dopo giorno:
quando sentiva che il perfido nemico combatteva contro di lei, anch’essa
ricambiava combattendo con fierezza contro di lui.
Visto che non riusciva a vincerla con quel desiderio, il demonio pensò
di sottometterla con un altro stratagemma. Fece in modo che la fama della santa
arrivasse ai servi e lavoratori dell’empietà che, sotto l’imperatore
Diocleziano, imprigionavano i cristiani, seviziandoli a causa della loro fede
in Cristo salvatore. Andarono allora i servi del demonio e informarono il giudice
Provo dell’esistenza di una ragazza, chiamata Anastasia, che, non solo,
non adorava e non onorava gli dei di Roma e l’imperatore ma al contrario
andava dicendo che Cristo era il vero Dio e creatore di tutte le cose.
Allora il giudice Provo mandò a prenderla e la fece condurre innanzi
a sè. Partiti im-petuosamente, soldati e servi irruppero nel monastero,
entrando senza decenza e chiedendo di una ragazza di nome Anastasia.
Quando la saggia insegnante della santa, la monaca Sofia, vide davanti a se
i soldati, li pregò di attenderla: sarebbe andata lei stessa a chiamare
la ragazza. Di nascosto dai soldati, condusse Anastasia davanti all’icona
del Salvatore e con le lacrime agli occhi, le disse:
“Mia amata ragazza, dal momento che ti ho accettato come mia figlia spirituale,
non ho mancato mai di istruirti circa gli insegnamenti del Signore fino a questo
momento. Per questo vai verso di Lui con gioia interiore. A Lui oggi ti offro
e a Lui ti consegno come Sua incorrotta sposa. I santi angeli, presenti qui,
ti porteranno in cielo, come sposa del nostro Gesù. Là tu esulterai
e ti rallegrerai, insieme a Lui in un’indicibile gioia. Vai e percorri
la stretta e mesta strada del martirio. Attraversando questa strada la tua anima
arriverà all’eterna gioia e refrigerio. È giusto e ragionevole
non solo sopportare le peggiori sevizie per amore di Cristo, ma anche ricevere
la stessa morte con animo sereno. Se il nostro Signore e Presule ha affrontato
la morte, per amore nostro, allo stesso modo anche noi dobbiamo imitare, di
buon grado, il suo martirio per la nostra salvezza. Sì, mia amata fi-glia,
non è rilevante morire se la morte avviene per amore di Cristo. È
gioia, delizia, allegria, luce più dolce, più bella e più
luminosa del sole. È passaggio, trasferimento dalle cose effimere e corrotte
a quelle incorrotte ed eterne. Dalle cose tristi e affannose della vita ter-rena
a quelle belle e gioiose di quella eterna. Adesso ti incammini verso le cose
eterne, ine-sauribili, figlia mia amata, dove incontrerai un’indicibile
gioia che durerà all’infinito. Non spaventarti davanti alle sevizie
dei tiranni, ma piuttosto davanti alla perdizione dell’inferno. Il tuo
sposo, il Signore Gesù Cristo, rimarrà al tuo fianco, per alleggerire
il dolore. Anche se Gesù ti lascerà, per poco, alla sofferenza,
lo farà per esaltare la tua fede e lasciare meravigliati i tuoi persecutori,
ma non ti lascerà mai sola fino alla fine. Quando arriverà la
stanchezza, spegnerà l’asprezza dei tuoi dolori e guarirà
le tue ferite facendo scendere su di te la luce. La misericordia e la gloria
del Signore ti avvolgeranno completa-mente.”
Quando la saggia monaca Sofia finì di parlare, la vergine le rispose:
“Madre mia, prega e implora il nostro Signore perché mi mandi dal
cielo vigore e aiuto, per non spaventarmi davanti ai miei persecutori. Perché
il mio spirito è preparato e forte, ma la mia carne è debole,
e senza l’aiuto di Dio non si ottiene nessuna virtù. Prega vivamente
il nostro Signore perché mi fortifichi con la sua santa grazia per poter
superare questa terribile prova.”
Non fece in tempo, la vergine, a dire nient’altro, che entrarono con irruenza
i soldati, presero la santa e la portarono davanti ai giudici.
Tutti i presenti rimasero meravigliati dal suo bell’aspetto e dalla sensazione
di pace che trasmetteva. Il giudice rivolgendosi alla santa le domandò:
“Quale è il tuo nome?”
E lei rispose:
“Il mio nome è Anastasia perché il mio Signore mi ha risuscitato
e mi ha innalzato, portandomi qui oggi per disonorare voi tutti e il vostro
padre, il diavolo.”
Quando Provo sentì questa sua fiera risposta cercò di vincerla
con lusinghe, dicendole:
“Ascoltami, figlia mia, io ti consiglio per il tuo interesse, offri un
sacrificio ai nostri grandi dei e io ti prometto che non solo avrai salva la
vita, ma ti farò maritare con un uomo ric-chissimo e ti darò oro
e argento, vestiti lussuosi, schiavi e servi; diventerai ricchissima e onorata
da tutti. Pensa dunque ed agisci per il tuo interesse. Non andare incontro alla
mia ira, non cercare di conoscere il male che ti verrà da una tua errata
decisione. Gli dei sanno quanto mi addolori lacerare la tua bellezza; come un
padre ti consiglio per il tuo bene. Se però non mi ascolterai, proverai
la violenza della mia collera. Fino ad ora hai conosciuto la mia gentilezza
e la mia bontà, poi un ripensamento sarà inutile.”
Quando la santa sentì queste parole le vennero in mente i saggi consigli
della madre e maestra Sofia. Quindi rispose con umiltà:
“Per me, signore, ricchezza, vita e sposo è tutto nel mio dolcissimo
Presule Gesù Cristo, la morte in suo nome mi è più preziosa
della mia stessa vita. Per Lui ho abbandonato tutte le piccole gioie e le effimere
cose terrene, l’oro, l’argento, le pietre preziose e tutto quello
che viene onorato da voi pagani, io lo considero polvere. Il rogo, la spada,
la fustigazione, le ferite, tutto quello che voi pensate di infliggermi, io
li fronteggerò con gioia e soavità, guardando verso il mio Signore
e salvatore Gesù Cristo. Per il Suo amore desidero affron-tare non solo
le cose tremende che mi avete prospettato, ma per Lui sono disposta ad af-frontare
la morte per mille e mille volte. Non fingere dunque di esser dispiaciuto per
la mia giovane età e per la mia bellezza che avvizzirà come un
fiore di campo, ma agisci dunque per quello che è in tuo potere. Non
perdere inutilmente il tuo tempo: io non ado-rerò mai falsi dei di pietra.”
Al sentir proferire tali parole Provo esplose in tutta la sua collera, ordinando
dunque di colpirla senza pietà fino a deturparle il bel viso. Ordinò
poi di spogliarla, davanti a tutti i presenti. Così dunque il boia denudò
il puro corpo della santa, verso cui anche gli angeli portavano rispetto, presentandola
senza veste alcuna dinanzi alla plebe. A quel punto Provo le disse:
“Per la tua superbia, ti meriti di subire questa umiliazione, nuda davanti
a tanti uomini. Ma anche adesso, t’imploro, ripensaci, offrendo sacrifici
ai nostri dei. Non desiderare che la tua bellezza si perda in modo così
cruento. T’assicuro che, se non seguirai il mio volere, nessuno ti salverà
dalla mia collera. Ordinerò che il tuo corpo venga tagliato a pezzi e
tu diventerai pasto per gli animali feroci.”
La santa allora rispose:
“Signore, questa mia nudità non è per me un’umiliazione,
ma al contrario è una sontuosa e ricchissima veste, perché mi
sono spogliata del mio vecchio io e mi sono vestita del nuovo, con giustizia
e verità. Sono pronta a ricevere la morte, come prima minacciavi di fare.
Lo desidero più d’ogni altra cosa. Anche se taglierai il mio corpo,
sradicherai la mia lingua, i miei denti, le mie unghie… non farai altro,
attraverso questi tormenti, che benefi-carmi sempre di più. Tutto il
mio essere è dedicato al mio creatore e Salvatore Gesù. De-sidero
che Lui sia glorificato attraverso il martirio del mio corpo.”
Queste e altre cose simili diceva la santa al suo giudice per farlo irritare
sempre di più, avendo come desiderio il suo incoronamento, attraverso
il martirio. Irritato, ma anche sorpreso, dall’atteggiamento della vergine,
Provo ordinò di inchiodare per ter-ra quattro grandi pali e su questi
stesero il corpo della martire. Sotto vi accesero un calderone con olio, catrame,
zolfo e altre sostanze simili che le provocarono grandi ustioni. Così
la martirizzavano e la picchiavano per diverse ore. Tutto il suo corpo, da una
parte bruciava e dall’altra sanguinava, patendo tremendi dolori.
Solo all’udire i tormenti inflitti alla santa, l’anima tentenna,
lasciandola sbalordita. Che anima veramente fiera per Cristo, persino al di
sopra delle necessità della sua natura! E ripetendo il miracolo dei tre
fanciulli di Babilonia, messi a bruciare sulla fornace, la preghiera della santa,
come rugiada, spegneva il fuoco!
Quando quell’animale selvaggio e inumano che era Provo, vide che la santa
non s’impauriva, anzi subiva con pazienza quei tormenti, ordinò
di legarla al supplizio della ruota. All’istante i soldati, nell’ubbidire
al loro signore, girarono la ruota, spezzando le ossa e stirando nervi e muscoli
della santa. Deturpata l’armonia del suo cor-po, lasciarono uno spettacolo
impietoso.
La martire innalzava la sua preghiera
verso Colui che era l’unico che poteva aiutarla e liberarla dalle mani
dei suoi persecu-tori: “Dio degli dei e Signore delle forze celesti, Dio
della mia salvezza, mio Rifugio e Forza, Speranza della mia anima e della mia
salvezza, non ti allontanare in questo momen-to da me, le mie forze mi stanno
abbandonando dal dolore. Dio mio, offrimi il tuo aiuto in questo triste momento
e avvolgimi con la tua forza.”
Appena ebbe finito la sua preghiera, la santa, per miracolo, si trovò
liberata da quel tremendo supplizio, stando in piedi, sana e senza nessun segno
di ferita o di bruciatura. Ma il tiranno accecato dal fanatismo non riuscì
a cogliere il miracolo provenien-te dal cielo. Per questo ordinò di farla
crocifiggere e di lacerare le sue carni con unghie di ferro. La santa continuò
la sua preghiera e ancora arrivò dall’alto la salvezza, lasciando
sbalorditi i suoi persecutori che la trovarono di nuovo sana e senza nessun
segno di tortura.
Provo, sbalordito e pieno di collera, si alzò dal suo trono camminando
avanti e indie-tro: non sapeva più cosa inventare; il diavolo che gli
stava sempre vicino gli suggerì di intensificare le torture ordinando
di tagliare anche i seni della santa.
Ma, essendo Anastasia stracolma d’amore verso Gesù, su di lei le
torture non ebbero effetto. Il tiranno, avendo come unico scopo quello di spezzare
la volontà della ragazza, intensificò, se possibile, le torture
ordinando di sradicarle denti e unghie; ma la santa non provava alcun dolore
e ringraziava Dio di averla resa degna di subire il martirio per suo amore.
Allo stesso modo, rivolgendosi ai presenti diceva
che non avrebbe mai adorato i falsi dei
dell’anima.
I giudici ordinarono, per non sentirla, di sradicarle la lingua perché
le sue dolci e lu-minose parole erano divenute
odiose per quelle menti malate. La santa, per niente intimorita anche davanti
a quest ultima tortura, chiese solo un po’ di tempo per pregare e glorificare
il Signore per l’ultima volta con la sua voce. Lo ringraziò, chiedendo
di permetterle di porre fine al suo martirio, ma anche il dono di sanare le
malattie di coloro che lo avessero chiesto nel suo nome ed invocata guaritrice.
Mentre la santa proclamava tale preghiera, una voce scese dal cielo rassicurandola
che la sua preghiera sarebbe stata esaudita. La martire fu piena di gioia e
fece cenno al suo persecutore di dar luogo a quest’ultima tortura. Il
sangue colorò la veste della sposa del signore che, indebolita dal dolore,
chiese un po’ d’acqua. Fra i presenti c’era un devoto cristiano
chiamato Cirillo il quale, offrendole un bicchiere d’acqua, ebbe quale
ricompensa d’essere incoronato anch’egli con il martirio. Provo
infatti, vide quel gesto di pietà e compassione e ordinò il taglio
della testa di entrambi. Così percorsero insieme la strada del martirio.
Questo subì la santa, a gloria di Dio Padre e Signore Gesù Cristo
e del Santo Spirito.
Il suo santo corpo rimase diversi giorni abbandonato senza esser toccato né
profanato da alcuno, animale o uomo. Mentre la monaca Sofia pregava con tutta
l’anima in ginocchio, davanti all’icona del salvatore, con le lacrime
agli occhi chiedendo a Gesù di aiutare la sua figlia spirituale nella
prova del martirio, le si presentò l’angelo celeste,
portandole questo dolcissimo messaggio:
“La martire Anastasia è salita nelle stanze celesti dove troverà
l’eterna gioia.”
E le indicò
il luogo dove avrebbe trovato il corpo.
La monaca Sofia corse subito sul luogo indicatole dall’angelo e, trovato
il corpo, lo abbracciò e lo baciò, versando copiosamente lacrime
di gioia perché la sua amata figlia aveva superato la prova del martirio
e da questo momento in poi sarebbe stata a fianco al suo sposo, Gesù
Cristo, insieme agli angeli. Con l’aiuto di due uomini portò il
corpo della santa dentro la città di Roma dandole la dovuta sepoltura.
Il corpo della santa Anastasia è custodito, oggi, al Monte Athos nel
monastero di Grigoriu in una chiesetta a lei dedicata di fronte
al katholicon.
Per
descrivere i miracoli della santa gloriosa vergine Anastasia la Romana,
servireb-bero diversi libri: tutti coloro che si rivolgono a lei infatti
non mancano di esser ripagati per le loro preghiere. Diversi sono i miracoli
a lei attribuiti nei confronti di monaci e visitatori che chiedono il
suo aiuto ed un suo intervento taumaturgo. Ogni notte la santa riceve
la visita di diversi padri del monastero e di tanta gente che accorre
al Monte Athos. Molti tornano guariti, altri liberati dalle tentazioni
del demonio, altri fortificati per proseguire con più vigore la
loro lotta spirituale, altri ancora confortati nelle loro pene. Nello
stesso luogo molti visitatori, davanti al padre confessore, versano lacrime
di pentimento ricevendo la luce della salvezza. Le sue sante spoglie,
offerta di una famiglia di devoti cristiani, Rallus ed Emanuele, portano
ancora i segni del martirio subito ed emanano un dolce profumo. Ogni anno
il monastero festeggia il 29 ottobre la memoria della gloriosa martire
Anastasia e per l’occasione giungono da tutte le parti dell’ortodossia
un gran numero di devoti della santa. Insieme con san Nicola e il beato
Gregorio, è la terza protettrice e soccorritrice del monastero
di Grigoriu al Monte Athos. |
Per tutti è conforto, gioia, luce, guida, medico e fortificazione dell’anima. E’ medicina per le malattie, purificazione dai desideri, madre e sorella per tutti coloro che la pregano ed invocano il suo aiuto!
La chiesa ricorda e onora la sua memoria il 29 ottobre